Siamo tutti un po’ Bugs Bunny, e non va bene

Ho ricevuto questa lettera dal mio amico e collega Pietro nella forma di blogpost, per cui, eccola qua:

Ieri sera guardavo Better Call Saul e all’improvviso mi è venuto da sorridere. Non che la scena di per sé fosse comica, al contrario: James McGill in cima a un grattacielo, frustrato per l’ennesimo fallimento in quell’altalena di alti e bassi che è la sua vita.

Così mi è venuto da pensare. Albuquerque, una terra di infinite possibilità offerte all’avvocato per corrispondenza delle Samoa. Una città che lo vede maturare giorno dopo giorno come personaggio corroso dal dubbio, morso in continuazione dall’indecisione. Una città che lo costringe a camminare su un filo sottilissimo tra la legalità e il crimine, tra l’etica e il profitto, la ragione e l’istinto.

 

Ecco, mi ha fatto sorridere. Perché come ricorderanno i più nostalgici di voi Bugs Bunny, più e più volte, inizia le sue avventure facendo sbucare la testa da sottoterra e affermando, spaesato:

 

I knew I shoulda taken that left turn at Albuquerque

 

Di nuovo, Albuquerque, la città del dubbio, del bivio.

E se James McGill è un personaggio che non può non farci riflettere sulla nostra vita di tutti i giorni, io credo che ancora di più lo sia Bugs Bunny, e in particolar modo la consapevolezza con cui il coniglio più famoso del mondo affronta, ogni volta, la situazione in cui viene catapultato.

 

Ora, Bugs Bunny è un personaggio che ammiro e odio al contempo. Perché riesce sempre a porsi un gradino sopra le circostanze, a guardare tutto e tutti dall’alto verso il basso, quel tanto che basta per prendersi gioco della situazione e dei personaggi che incontra. Non ha importanza chi si trova di fronte, non ha importanza come sia accaduto o perché: è un personaggio che non si cura del passato e che vive con strafottenza e irriverenza il presente, quasi godendo della deficienza altrui per vivere al meglio l’episodio e che trova appagante infierire per autocompiacersi.

 

Pensateci: La maggior parte delle volte si mette apposta nei guai, solo per mettersi alla prova: tanto, in un modo o nell’altro, sa che ne uscirà vincitore. Cosa credete che significhi quel

 

Ehi, what’s up, doc?

 

È una provocazione. Una ricerca di attenzioni che il più delle volte serve per sfuggire da una vita da coniglio di tana che, probabilmente, lo annoia. E allora si avvicina al pericolo, ridendogli in faccia; anzi, sgranocchiandosi la sua carota, in quell’atteggiamento “cool” da teenager americano, con il chewengum in bocca e il giubbotto di pelle, tronfio, pronto a cacciarsi nei guai e ad uscirne senza troppi problemi. E tutto questo solo per avere in cambio quella minima scarica di adrenalina che gli permetterà di arrivare all’episodio successivo.

 

 

 

La sua stessa citazione che abbiamo usato in apertura lo conferma. Nella traduzione italiana troviamo quasi sempre un: “Mi sa che avrei dovuto prendere la strada di sinistra ad Albuquerque”.

Come spesso, e purtroppo, accade la traduzione in italiano – a mio avviso – non rende giustizia all’originale.

“I knew”, in inglese, non sta per “Mi sa che”.

I “knew” sta per “Lo sapevo”.

Ecco, dovrebbe suonare così: “Lo sapevo: avrei dovuto prendere a sinistra ad Albuquerque”.

 

Perché? Perché Bugs Bunny non ammette i suoi errori. E questo semplicemente perché nella sua testa non sono tali. Lui sapeva, ma non ci ha dato peso. Ancora una volta, quella che era la sua destinazione finale non ha importanza: tanto, ovunque lo porterà il futuro, lui saprà cavarsela. Passa in secondo piano l’obiettivo, non è più prioritario il domani. Bugs Bunny pensa solo all’oggi, a viversela giorno per giorno nella maniera più eccitante possibile. Così è più facile.

 

Perché riflettere di cose che non siano urgenti, diciamocelo, al giorno d’oggi è piuttosto faticoso.

 

Bugs Bunny è il mio tentativo di farvi capire come sia facile, al giorno d’oggi, comportarsi come lui. E come sarebbe meglio se si fosse invece più propensi a costruire qualcosa di solido, guardando al futuro, e pensando anche agli altri, alle persone che incontriamo in ogni episodio della nostra vita; e non solo ad autocompiacersi, a ricercare emozioni solo per spezzare la monotonia. Smettendo di considerare chi ci sta accanto con sufficienza e dall’alto verso il basso, trattando le relazioni con meno superficialità.

 

Bugs Bunny è il nostro lato stronzo. È quella corteccia che nel tempo ci siamo costruiti per difenderci dalle insoddisfazioni che la vita ci scaglia contro. È inevitabile: quando manca la serenità, quando non arrivano le soddisfazioni, la prima cosa che ci viene da fare è prendere tutto quello che viene con un sorrisetto impertinente stampato in faccia e ripeterci ancora e ancora:

“Che importa? Poteva andare diversamente, ma non è successo. Va bene così”.

 

E se non sono riuscito a passarvi il messaggio, che dire: nella vita si sbaglia. Ma fate attenzione. Nei cartoni animati si vince sempre. Nella vita, se ad Albuquerque si imbocca la strada sbagliata, non sempre c’è modo di tornare indietro. A meno che non siate James McGill, forse allora una postilla legale che vi salva la potete trovare.

 

Ps: Bugs Bunny è un personaggio dei cartoni animati, e in quanto tale è maturato con il passare del tempo. Ve l’assicuro, all’inizio non era così, anzi: inizialmente se la faceva spesso sotto. C’è un episodio, in particolare, stranissimo, e in controtendenza… Ma ve lo racconterò un’altra volta.

 

Questo è il blog di Davide Battisti, digital storyteller: qualcuno che racconta storie attraverso la rete. Anche se nella vita parlo sempre meno, mi occupo e appassiono di comunicazione. Mi trovi su Instagram al link https://www.instagram.com/_davidelo/