Ode all’immediatezza

Da quando ho iniziato a usare un MacBook Pro la mia vita è cambiata. Non saprei motivare bene ciò che vi sto dicendo, so solo che la sensazione più vicina a ciò che provo durante l’utilizzo è l’immediatezza.

No, questa non è un recensione sul prodigio Apple, ma un discorso più articolato sul significato che tutto e subito può acquisire per chi si occupa di interazione.

Un MacBook Pro da 13"
MacBook Pro 13″

Il touchpad con cui si controlla il computer Apple offre scorciatoie e gesti con cui compiere qualsiasi operazione. La reattività del sistema è impressionante, i rallentamenti rarissimi se non assenti, basta alzare il coperchio e tac, sei pronto per lavorare.

Non voglio schierarmi nell’eterna diatriba tra possessori di sistema operativo Mac OS e Widows, non è di mio interesse, e credo che la risposta giusta per ogni utente dipenda totalmente dall’utilizzo che si farà del computer. Mi preme soltanto dire che wow – quella del MacBook Pro è un’esperienza fenomenale, che prima o poi consiglio a tutti.

Però.
Sì, c’è un però.

Rispetto a quando ho iniziato ho avuto una piccola difficoltà, una divergenza di visioni con gli sviluppatori di app native* della Apple (*sono quelle che sono già installate nel dispositivo perché pensate appositamente per esso). Il problema è nato quando hanno modificato le applicazioni usate per il lavoro tradizionale (nel mio caso scrivere): in precedenza bastava lanciare un’applicazione dalla barra omonima per trovarsi di fronte a una pagina bianca – e quindi iniziare a scrivere. Dopo le recenti modifiche invece, una volta lanciata l’applicazione si apre una finestra intermedia:

Apertura di Pages
eccola qua

Qui viene richiesto dove si vuole salvare il documento che si sta aprendo: se all’interno del pc, o in un cloud (lo spazio virtuale in cui “galleggiano” i file, che vi permette di accedere a uno stesso documento da computer diversi).

“Si stava meglio quando si stava peggio”

È un evento comprensibile: il sistema presuppone che tu stia per creare qualcosa che ti servirà, e ti chiede dove vuoi archiviarlo fisicamente. La controindicazione per me è stata perdere la sensazione di immediatezza che si accompagna al lavorare con questo strumento.

Ci sono casi in cui non devi necessariamente scrivere una tesi, ma solo utilizzare un foglio bianco proprio come faresti nel mondo reale per appuntare un pensiero o un appunto. Nella peggiore delle ipotesi devi buttar giù nel modo più veloce possibile l’idea geniale prima che si perda e non torni mai più nella vita.

Vasco Rossi
Per citare il sommo:
“Ma le canzoni
Son come I fiori
Nascon da sole
E sono come I sogni
E a noi non resta
Che scriverle in fretta
Perché poi svaniscono
E non si ricordano più”

Apple si è trovata di fronte a un bivio: cosa vogliamo dare ai nostri utenti? Immediatezza o sicurezza? E poi ha propeso per la seconda strada.

Probabilmente è stata una scelta dettata da un trauma infantile che bene o male tutti ci portiamo dentro. Vi ricordate quel lungo file di testo che avete scritto con Microsoft Word, che vi siete scordati di salvare e che avete perso perché era andata via la luce? Sì?
Oppure di quella volta che avete salvato con un nome improbabile il file senza curarvi di dove lo avevate creato? E avete passato ore a cercarlo in tutte le cartelle nascoste del dispositivo? Ah-ah?

No, non disperatevi ancora, non piangete.
Adesso quasi tutti i programmi di scrittura prevedono misure di sicurezza perché questi crimini contro l’umanità non avvengano più.
Apple è voluta andare ancora più sul sicuro rispetto agli altri, chiedendo in partenza dove si vuole posizionare il file di lavoro. In più, il sistema continua a salvare in automatico le modifiche dopo ogni lettera battuta sulla tastiera. Magnifico.

Però…

Però ecco, a me quella cosa di premere un’icona e iniziare a scrivere manca, e tanto. Non è che potreste riportarla indietro?

Tutto inizia da un click

Ecco, voglio farvi un altro esempio: ho recentemente acquistato una Playstation 4.
Sì, lo so che vi state chiedendo come mai allora trascorra parte del mio tempo a scrivere su questo blog, ed effettivamente è proprio strano. Quello a cui ho avuto accesso comprando questo dispositivo paradisiaco è un’esperienza di gioco entusiasmante, che va ben oltre i miei più reconditi sogni di quando ero un bambino solo, con un joystick in mano e una playstation modificata per mettermi in contatto con tutti gli eroi di Final Fantasy. Come, vi chiederete? Come si stupisce ancora il bambino che è dentro ognuno di noi?

Con un tasto. Questo:

Oooh sì: e vederlo è già goduria.

Questo tasto permette di interrompere e riprendere a giocare a piacimento, in qualunque momento, nel giro di pochi secondi. La sua pressione può accendere la Play a distanza e farti ripartire dal punto in cui avevi interrotto la partita, oppure – se stai giocando – può appunto sospendere il sistema, congelarlo, farlo entrare in modalità di risparmio energetico. Poi lo ripremi, e riparti da lì. RIVOLUZIONE! (*Disclaimer: ok magari altre console o dispositivi lo facevano già, io mi sto concentrando su cosa ho provato io dal momento dell’acquisto)

Per citare Ezechiele 25:17: “Il cammino del videogiocatore moderno è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi”.
C’è sempre meno tempo per giocare, il lavoro sottrae la parte più cospicua delle nostre energie fisiche e mentali, e signori, SIGNORI! – è bellissimo tornare a casa e sapere che premendo un solo tasto tutto il resto può scivolarsene via. Premendo il tasto PS posso riprendere la mia partita NEL PUNTO ESATTO in cui l’ho interrotta la sera prima.

Capite la svolta di questo momento nella vita di un individuo?

Rivivi sulla tua pelle tutte le volte che da bambino ti sei chiesto se fosse giusto lasciare accesa la Playstation tutta la notte perché non c’era la possibilità di salvare la partita, e tua madre continuava a dirti di andare a letto.
Tutte le volte che con la mente ridotta a poltiglia da ore di studio non avevi la forza di accendere la console di gioco e selezionare menu dopo menu, minuto dopo minuto di attesa, il salvataggio giusto, per poi magari dover ripercorrere la strada della sera prima, abbandonata per l’ultimo punto di salvataggio disponibile.
Magari per poter giocare soli 5 minuti, poi: chi te lo faceva fare?!
E quella volta che tornato dal lavoro avevi una voglia matta di sprofondare sul divano e riprendere la tua relazione con lei, l’unica che ti era stata fedele per 20 anni, che non ti aveva mai abbandonato, la tua Playstation, ma avendo solo mezzora a disposizione non te la sei sentita?

Sono finiti i tempi bui, amici. Un click su questo tasto, e la vita riprenderà colore, e tutto lo stress scivolerà via dalle vostre spalle, come lacrime nella pioggia.

Dio benedica l’immediatezza, dio benedica tutti quanti!

Sembreranno piccolezze di fronte a realtà aumentata, schermi in 4K, connessioni da 100mb al secondo e tutte le diavolerie dei videogiocatori moderni, ma sì: sono queste piccolezze che fanno la differenza al giorno d’oggi.
È questo il motivo per cui il giorno seguente all’acquisto ho subito consigliato di fare altrettanto a tutti gli amici appassionati, stressati ugualmente dal logorio della vita moderna.

comics of Magneto shouting we want the world and we want it now

Vogliamo il mondo e lo vogliamo ora! – per citare Jim Morrison, che fa sempre figo: ed ecco il tasto PS. Ecco l’immediatezza.

È questo il vero discrimine che potrebbe pagare gli stipendi di alcuni sviluppatori dall’altro lato del pianeta. Acquistate Playstation 4 ragazzi, perché la felicità è a un solo tasto di distanza (e se lo fate da questo link ne guadagno anche una percentuale).

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Questo è il blog di Davide Battisti, digital storyteller: qualcuno che racconta storie attraverso la rete. Anche se nella vita parlo sempre meno, mi occupo e appassiono di comunicazione. Mi trovi su Instagram al link https://www.instagram.com/_davidelo/